Anche la Regione Abruzzo comincia a pensare al software libero

Data 30/12/2009 1:22:53 | Argomento: Articoli

Anche la Regione Abruzzo sta pensando all'introduzione del software libero e di mandare in soffitta sistemi operativi costosi.




Un piccolo passo avanti è stato fatto ieri quando in sede di Consiglio regionale è stato approvato un emendamento proposto dall'Italia dei Valori.
Non c'è ancora nulla di concreto, forse è bene sottolinearlo, ma la mossa di ieri ha mostrato che forse l'amministrazione regionale è almeno aperta a ragionarci su.

In pratica si è detto sì all'introduzione progressiva del software libero, sulla base di un processo di adeguamento della Regione e degli enti da essa dipendenti o controllati, da ultimare entro il 31 dicembre 2012.

Adesso bisognerà predisporre una apposita legge regionale senza la quale i buoni propositi sono destinati a rimanere aria fritta ( e si spera non facciano la fine della anagrafe degli eletti, approvata in pompa magna e rimasta in un cassetto).

Ma cosa vorrebbe dire per l'Ente Regione passare al software libero e quindi dire addio al costosissimo Microsoft (circa 1 milione di euro all'anno) e aprire le porte a Linux o affini?
Prima di tutto un risparmio economico consistente se si pensa che il primo è a pagamento e il secondo completamente gratuito.
Ad esempio nella provincia di Bolzano, grazie al passaggio al software libero dei circa 3300 computer ed 85 server utilizzati nella didattica, sono stati risparmiati circa 400. 000 euro all’anno che, anziché essere impiegati nell’acquisto delle licenze, sono stati reinvestiti nel miglioramento dell´infrastruttura tecnologica. Appena 27 mila i soldi spesi per la manutenzione annuale.
Proprio questa sensibile diminuzione dei costi sta facendo capitolare in tutto il mondo sempre più enti pubblici.

In Italia hanno già fatto il cambio i Comuni di Firenze, Lodi, Roma, la Provincia di Bolzano.
E a Genova è migrato verso l'open source anche l'ospedale Galliera, il secondo della città.
Nel resto del mondo i più veloci sono stati il governo del Brasile, il Comune di Monaco di Baviera, il parlamento francese e la gendarmeria, il governo russo e quello svizzero.
Secondo il sito bricoliamo.it prima dell'adozione dei sistemi open source gli uffici dell'amministrazione brasiliana spendevano 34 milioni di dollari all'anno in licenze; il Ministero delle Finanze finlandese ha stimato con il passaggio all'open source un risparmio di 26 milioni di euro all'anno; la provincia di Bolzano, per fare un caso italiano, risparmia 1 milione di euro all'anno dopo l'adozione dell'open source per l'informatica dei suoi uffici.

Secondo il presidente di Free Software Foundation Europe, Karsten Gerloff, «Il software libero è, per sua natura, adatto alla Pubblica Amministrazione per una serie di motivi. Le PA sono pagate con i soldi dei contribuenti e dovrebbero utilizzare questi soldi per sostenere l'economia locale. Dovrebbero pagare fornitori locali o nazionali per servizi di SL, anziché acquistare licenze da compagnie oltre oceano. Le PA dovrebbero evitare di sprecare i propri fondi, ed il SL fornisce possibilità di riutilizzo e di soluzioni ad hoc che permettono di risparmiare. Poi c'è la questione della sicurezza dati. Con il software proprietario non si può mai essere sicuri di che cosa faccia con i nostri dati, mentre il SL permette di verificare che i nostri dati vadano dove dovrebbero in maniera sicura».

Un altro punto su cui far leva è quello dell'approvvigionamento pubblico. «Quando gli enti pubblici acquistano servizi o prodotti software», spiega Gerloff, «le regole dicono che ci dovrebbero essere pari opportunità anche per chi offre SL. Spesso, queste regole vengono ignorate o aggirate nei bandi d'appalto. Vogliamo rendere gli enti più consapevoli di queste regole ed aiutarli a sviluppare delle strategie per cui i propri bandi siano effettivamente equi verso il SL».



Fonte: PrimaDaNoi.it



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